
L’alchimia non va confusa con la magia naturale né con la chimica.
Specialmente, non ha nulla a che vedere con quella che oggi viene fatta passare per “alchimia”: non ha niente a che vedere con la psicanalisi, con l’autostima, le fiamme gemelle, l’autoguarigione o i rimedi fitoterapici.
Negli ambienti iniziatici, normalmente si fa divieto assoluto di parlare di alchimia da parte di chi non l’ha praticata o, pur avendola praticata, non ha terminato almeno la prima opera.
E il motivo c’è.
L’alchimia è una scienza e un’arte: è una scienza perché opera tramite un procedimento che si basa sulle leggi naturali, è ripetibile e controllabile; ed è un’arte, perché attrae nel mondo manifesto uno Spirito che vitalizza l’Opera.
In alchimia si lavora su una Materia Prima (e no, non è una metafora per indicare l’essere umano) attraverso un procedimento definito che passa attraverso varie fasi (e no, la nigredo non è uno stato depressivo né un lavoro sulle proprie ombre) e l’Opera dura anni, durante i quali l’operatore arriva a identificarsi con la materia e subire la sua stessa sorte, arrivando così a trasmutarsi egli stesso e sposare la Natura (e no, non significa amare se stessi, né far sposare il proprio maschile e il proprio femminile).
L’alchimia produce risultati diversi in laboratorio e sul piano biologico: in laboratorio produce la Pietra filosofale e la Medicina Universale.
Sul piano biologico produce la Polvere di Proiezione e l’Elixir di Lunga Vita.
Danzare e cantare in cerchio è bello, ma non è alchimia.
Lavorare con gli elementi naturali è bello, ma non è alchimia.
Fare le tisane è bello, ma non è alchimia.
Riscoprire la propria autostima è bello, ma non è alchimia.
Fare un percorso di analisi interiore è bello.
Ma non è alchimia.
Vendere ciò che non si possiede e insegnare ciò che non si sa dovrebbe essere bollata, in generale, come una cattiva abitudine.