Il 22 ottobre, con la congiunzione superiore al Sole nel segno della Bilancia, un nuovo punto della stella di Venere è stato tracciato.
Rivedremo il pianeta azzurro a metà dicembre, quando sorgerà al crepuscolo come stella della sera, dopo aver dato l’addio all’aurora e alle sue funzioni mitiche di stella del mattino a fine settembre.
In questo periodo d’invisibilità, il mito di riferimento è la discesa agli inferi di Inana/Ishtar, in cui la dea percorre il labirinto dell’Oltremondo, spogliandosi degli orpelli del potere e attraversando le sette porte, per ritrovarsi come cadavere appeso a un chiodo.
È l’intervento dei servitori di Enki, volto a fornirla di cibo e acqua di Vita, che la rinnoverà nel profondo e la riporterà a splendere.
Frattanto, sulla terra, i demoni danno la caccia a Dumuzi per farne il sostituto della dea nell’Oltremondo, destino che condividerà con la sorella Gestinanna.
Ma un altro mito, meno conosciuto, narra che Inana si sia rivolta al dio del sole, Shamash, domandandogli di poter salire sulla sua barca e ascendere al Kur dei Cedri, per compiere la propria iniziazione sessuale: soltanto dopo aver mangiato del frutto dell’albero che si trova nel Kur delle Essenze, si dice disposta a tornare alla sua casa.
È, questo, un mito che si connette profondamente al precedente, a mio modo di vedere, tanto che forse potrebbero essere letti insieme, se supponiamo che entrambi possano avere matrice astronomica: spogliata di tutto, appesa al chiodo e fatta cadavere, Inana non è morta; il suo doppio vola al Kur dopo aver baciato il Sole, Shamash, nella congiunzione superiore, e in questo momento percorre i cieli sulla sua barca, per conquistare l’iniziazione che la farà risorgere come stella vespertina, associata appunto alle sue funzioni di dea dell’amore.
Un cambio d’abito necessario per una dea multiforme, che assume anche una profonda valenza trasformativa.
A.B.
